Galileo Galilei - Dialogo Sopra I Due Massimi Sistemi Del Mondo

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  1. oernstoflife
     
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    Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo è un'opera di trattatistica scientifica composta da Galileo Galilei negli anni tra il 1624 il 1630. Scritta sotto la forma di dialogo, è stata un'opera di enorme successo all'epoca, tanto che la Chiesa mutò radicalmente la sua posizione verso questo dialogo, inserendo l'opera nell'Indice dei libri proibiti. Il Dialogo si presenta, nonostante la lettera nicodemica iniziale, come una confutazione del sistema tolemaico-aristotelico a favore di un sistema copernicano, benché le teorie moderne rivelino l'inesattezza della dimostrazione galileiana sulle maree. Si pone però come un importante scritto filosofico all'interno di quella che sarà l'imminente rivoluzione scientifica, conciliando linguaggio e semplicità divulgative. Il nuovo metodo scientifico si muoverà da questa sua pubblicazione, in particolar modo verrà esplicata la teoria della conoscenza di Galileo. Oltre che un trattato scientifico-astronomico infatti si presenta come una grande opera filosofica.

    La Chiesa della Controriforma condannava Galilei come eretico perché la diffusione della sua dottrina metteva in discussione la interpretazione religiosa della Scrittura già scossa dalla pretesa dei luterani del libero esame della Bibbia. La Chiesa non poteva tollerare, chiusa com'era nella sua autodifesa, che anche dalla scienza le venissero nuovi attacchi alla sua funzione di interprete vera ed unica del verbo divino.
    Inoltre la teoria galileiana, che riduceva la Terra ad un granello di polvere nell'immensità dell'universo, toglieva alle masse misere ed incolte almeno la consolazione di considerarsi le creature predilette di Dio al centro dell'infinito cosmo. Che senso poteva avere per loro il miracolo biblico di Giosuè che con il suono delle trombe fermava il corso del sole se poi, come sostenevano Copernico e Galilei, non è il sole che si muove ma la Terra? Che miracolo sarebbe stato quello di fermare il sole se è già fermo per conto suo?(Commento personale: il Sole si sposta in continuazione(come la Terra))
    La Chiesa difendeva quindi l'ignoranza, il diritto alla "non verità" degli umili già sbalestrati da un mondo che cambiava rapidamente e che essi non capivano.
    Quanto alla cosiddetta riabilitazione di Galilei da parte della Chiesa bisogna tener presente che la dottrina cattolica si basa su dogmi e questi non possono certamente adattarsi alle contingenze storiche. La Chiesa quindi non può far altro che dichiarare il processo a Galileo Galilei nullo per ragioni giuridico-formali o politiche non sostanziali.

    Il dialogo si svolge lungo l'arco di quattro giornate:
    Giornata prima: confronto iniziale tra sistema copernicano (eliocentrico) e aristotelico-tolemaico (geocentrico).
    Giornata seconda: il moto di rotazione giornaliera della Terra. In questa giornata, per spiegare il fatto che l'uomo sulla terra non ne percepisce il movimento, poiché è solidale ad esso, si riporta l'esempio di ciò che avviene all'interno di una barca in movimento.
    Giornata terza: il moto di rivoluzione della terra attorno al sole.
    Giornata quarta: le maree (secondo Galileo dovute principalmente alla combinazione dei moti di rotazione e rivoluzione, che in realtà sono dovute allo spostamento della Luna attorno alla Terra).

    Lo strumento letterario e l’uso del volgare potevano consentire a Galileo un’operazione di politica culturale molto varia e complessa, come quella da tentata con il Dialogo. L'uso del volgare è subordinato anche all'intento divulgativo dell'opera. Si viene a delineare dunque una forte rottura con la tradizione precedente anche per quanto riguarda la terminologia: Galileo, a differenza dei suoi predecessori, non prende spunto dal latino o dal greco per coniare nuovi termini, ma li riprende, modificandone l'accezione, dalla lingua volgare.

    Il Dialogo è impostato e portato avanti da tre diversi personaggi: due di questi, Salviati e Simplicio, sono due scienziati; il terzo invece è un patrizio veneziano, Sagredo. La scelta dei personaggi e il loro numero infatti non è casuale: Galileo utilizza i due scienziati come portavoce dei due massimi sistemi del mondo, cioè delle due teorie che in quel periodo andavano scontrandosi. Il terzo interlocutore rappresenta invece il discreto lettore, l'intendente di scienza, colui a cui è destinata l'opera: interviene infatti nelle discussioni chiedendo delucidazioni, cotribuendo con argomenti più colloquali, comportandosi come un medio conoscitore di scienza.

    Con Galilei arriva a conclusione quel tema che aveva attraversato tutta la filosofia medioevale: l' intellectus fidei: il rapporto tra ragione e fede. Tra la natura e la Scrittura, sostiene Galilei, non ci può essere contraddizione poiché derivano ambedue da Dio, ma quando questo contrasto sembra esserci, si deve mettere in dubbio la Scrittura perché la natura segue le sue leggi e non si preoccupa di farsi capire da tutti: al contrario, la Scrittura si esprime in modo da farsi intendere anche dagli uomini più semplici. La Scrittura rimane comunque indiscutibile quando tratta di fede ma è essa che va interpretata alla luce delle verità scientifiche e non viceversa; non si può cambiare la natura perché è in contrasto con la Scrittura: è questa che si deve adattare alle limitate capacità della comprensione umana.
    La Chiesa sostiene che la teologia è la regina delle scienze: certo è così, ma nel senso che indirizza gli uomini alla salvezza e non perché contenga verità scientifiche superiori. La teologia è come il principe che comanda ai medici, agli architetti ma non si sostituisce a loro. Le scienze sono autonome dalla teologia, dalla autorità della Scrittura ed anche della filosofia fosse pure quella di Aristotele.
    L'interpretazione aristotelica dell'universo che la Chiesa ha fatto propria va infatti abbandonata. Grande è stata la scienza del sommo Aristotele, che però non ha descritto un mondo reale ma di carta, fatto di parole; questo è accaduto non perché Aristotele fosse un incompetente ma perché era figlio del suo tempo; Aristotele va apprezzato e giustificato storicamente ma ciò che sosteneva era errato.

    La matematica accompagna il metodo scientifico galileiano in tutte le sue regole a cominciare dalla misurazione quantitativa del fenomeno passando per l'ipotesi e l'esperimento sino alla elaborazione della legge, espressa in termini matematici.
    Ed è tanto valida la matematica nel dare certezza alla conoscenza che per Galilei l'intelletto umano, quando ragiona matematicamente, è uguale a quello divino (commento personale: sbagliato: noi non conosciamo altro spazio, oltre al terza dimensione; conosciamo una minima parte del pi greco...) Questa affermazione susciterà in seguito la reazione della Chiesa: la conoscenza dell'uomo, sia pure limitatamente alla matematica, viene resa simile e messa sullo stesso piano della sapienza divina. Galilei è infatti convinto che la matematica esprima verità assolute che si impongono allo stesso modo all'uomo e a Dio: con la sola differenza che Dio le possiede tutt'intere, mentre l'uomo le ha limitate.
    Galilei quindi non considera il valore simbolico della matematica. Quello che dà valore, non di verità, ma di utilità alla matematica e a tutte le scienze che fanno riferimento ad essa, non è il simbolo matematico in sé ma la realtà a cui rimanda quel simbolo. Questo è l'errore che commette Galilei invadendo il campo della religione: egli attribuisce un valore assoluto di verità alla matematica e di conseguenza alle scienze fisiche, trascurando che è la Chiesa che si considera depositaria di Verità assolute.
    Quindi con il processo a Galilei la Chiesa interveniva energicamente a tutelare la sua funzione di unica depositaria di verità assolute. Certo non nelle forme con cui l'ha fatto, ma qui valga la lezione crociana, già sopra richiamata, sulla differenza tra giudizio storico, che serve a capire, e giudizio morale con cui esprimiamo condanne o assoluzioni in nome di principi morali indiscutibili che storicamente non hanno senso se non quello di istituire tribunali che dovrebbero giudicare fantasmi.
    La convinzione di Galilei che l'uomo possa attingere verità assolute, con la matematica e quindi con la scienza, porterà il cammino della filosofia verso la metafisica di Cartesio convinto che l'uomo possa raggiungere l'assolutezza della verità con l'uso della ragione. È da Galilei che Cartesio trae la convinzione che le regole matematiche che egli ha usato e che gli sono state utili, siano in effetti regole che appartengono non tanto alla matematica, non soltanto a lei, ma ad una scienza unica assoluta di cui la stessa matematica fa parte. La metafisica insita nel metodo cartesiano rientrerà così nella filosofia e bisognerà attendere il '700 illuministico e kantiano per bandirla dalla filosofia e dalla scienza.

     
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