Galileo Galilei - Lettere Copernicane

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  1. oernstoflife
     
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    Le Lettere Copernicane è un'antologia di quattro lettere di tipo argomentativo, in esse viene affrontato il delicatissimo rapporto tra scienza e Fede: nel 1615, infatti, Galilei fu denunciato da un prete ndominicano e subì un primo processo. L’anno dopo fu obbligato a non insegnare e divulgare in alcun modo il sistema copernicano.
    Con queste quattro epistole lo scienziato toscano manifesta le proprie perplessità riguardo alle “replicate invettive” , le sue opinioni riguardo alle Scritture, con un profondo rispetto per la Fede e le istituzioni ecclesiastiche; porta inoltre le scoperte effettuate come prova a favore della teoria copernicana e fa continuamente riferimento a quelle “sensate esperienze” e “necessarie dimostrazioni” che sono i pilastri del metodo galileiano.

    Ne Le Lettere Copernicane Galileo fa sfoggio della sua vastissima cultura. Attraverso una prosa che si distacca dal barocchismo imperante in quell’epoca e sorretta dalla serietà dalla solidità degli argomenti trattati, egli presenta e confuta le tesi degli avversari asserendo tutta una serie di prove. La sintassi risulta talvolta complessa, ma non inficia il fascino che le parole e le immagini di Galileo suscitano nel lettore. Pur utilizzando un linguaggio specifico, infatti, il fisico riesce a trasmettere a tratti l’entusiasmo proprio dello scienziato fiero delle sue scoperte e delle sue posizioni. Frequenti sono i latinismi e le similitudini funzionali alla trattazione di argomenti prettamente scientifici.

    Nella prima lettera a padre Benedetto Castelli, scritta come riferirà lo stesso Galileo a Piero Dini, correnti calamo, affronta principalmente il tema, secondo quanto scritto da Geymonat e Brunetti, della diversità del linguaggio dei due libri derivanti da Dio: i testi sacri, che non devono essere interpretati letteralmente perchè scritti per adattarsi “alla capacità dei popoli rozzi ed indisciplinati”, e quello della natura, scritto “in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre forme geometriche”. Critica inoltre il sistema aristotelico partendo dalla stessa Bibbia, precisamente dall’episodio tratto dal Libro di Giosuè, dimostrando come l’interpretazione di questo passo risultasse molto più vicina alle proprie posizioni che a quelle degli avversari.
    Nella seconda lettera Galileo parla a monsignor Dini del proprio conflittuale rapporto con le autorità ecclesisiastche, specie con i domenicani, della “malignità ed ignoranza degli avversari” e della loro cieca ostilità verso Copernico".
    Nella terza, sempre diretta a Piero Dini, critica la prefazione del De revolutionibus di Osiander, nella quale si riduceva la teoria copernicana ad un mero metodo per semplificare i calcoli per la stesura di calendari. Galileo, infatti, considera il sistema descritto da Copernico non come un’ipotesi, ma reale. Poi passa ad affrontare questioni prettamente astronomiche, volte a smontare la teoria degli eccentrici e degli epicicli inserita in quella tolemaica. Accenna ai quattro satelliti medicei da lui scoperti e ai suoi studi sulle macchie solari. Annuncia infine la futura stesura dei Dialoghi.
    La quarta ed ultima lettera alla granduchessa Cristina è una summa delle altre tre, molto curata ed impreziosita da citazioni e riferimenti coltissimi. In essa Galileo esprime i due diversi scopi della scienza e della religione, la superiorità della teologia e come le Scritture ben poche volte trattino di astronomia o fisica: segno che il loro fine non è di insegnare tali materie. Spiega inoltre che il dibattito sulla struttura geocentrica o eliocentrica risalga all’antichità, e di come molto spesso vi siano delle forzature nell’interpretazione dei testi sacri. Galileo non si scaglia mai contro la Chiesa e le sue istituzioni, ma critica aspramente quegli ecclesiastici e non solo che, non conoscendo affondo le “Sacre Lettere” e le scienze, si ostinano a reputare le tesi copernicane come “dannande ed eretiche” per paura di veder screditata la propria posizione di fronte al popolo. Costoro non solo calunniano lo scienziato, ma tentano anche di gettare del discredito sulla sua persona, non avendo modo di fornire “necessarie dimostrazioni” a favore di quanto sostengono. I cardini del pensiero galileiano sono, infatti, il dubbio e l’oggettività: il dubbio, come la critica, è utile e costruttivo, è “padre dell’invenzione”; l’oggettività consiste nell’osservazione di un dato fenomeno che appare uguale a tutti, che non può destare dubbi riguardo alla sua veridicità.
    Nel Saggiatore Galileo distingue quelle qualità soggettive o secondarie di un corpo, che variano di persona e che sono il colore, l’odore, il suono, e quelle oggettive o primarie, ovvero la figura, il moto ed il numero.

    Pur risultando a tratti difficile la comprensione del testo a causa della specificità di quanto trattato, Le Lettere Copernicane è un ottimo punto di partenza per riflettere sulla scienza, sulla sua nascita e sul suo sviluppo; sul rapporto tra Fede e ragione, spesso apparentemente in conflitto, ma del tutto incapaci l’una di smentire l’altra. Al di là del testo di per se stesso, interessante è la biografia di Galileo, la cui abiura non è tanto un atto di viltà quanto la conferma della sua concezione di inferiorità della scienza rispetto alla Fede. Del resto, secondo la definizione di Bacone, è stata proprio quella “verità figlia del tempo” e non imposta dalle autorità, a confermare la validità di molti aspetti del pensiero galileiano.
     
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